Curiosità
Roberta Pizzinelli e Luca Parmitano
L’associazione Astrofili Soglianesi VEGA ha il piacere di pubblicare sulle proprie pagine questo bel racconto di Roberta Pizzinelli, astrofila appassionata e fan virtual friend del grandioso Luca Parmitano
Nel cielo brillano tante stelle e se uno osserva attentamente a volte qualcuna passa da una parte all’altra e si nasconde nell’atmosfera .
In particolare mi riferisco alla Stazione Spaziale Internazionale detta ISS che ad orari diversi e con luminosità diversa solca il nostro cielo e quando entra nell’orbita europea abbiamo la possibilità di osservarla e chi ne ha voglia catturarne l’immagine.
Lo scorso semestre dell’anno 2013 a bordo della ISS c’era un nostro connazionale il maggiore dell’aeronautica militare LUCA PARMITANO , che si è alacremente adoperato per far si che ci si potesse mettere in contatto direttamente- virtualmente con la Stazione, creando una pagina FB dedicata.
In questa pagina postava foto scattate dalla cupola, (parte della ISS da cui si poteva ammirare tutta la bellezza del nostro pianeta Terra ed i contorni dello Spazio), con relativo commento del luogo e delle sue emozioni, sia in lingua italiana che in inglese perchè il sito era appunto Internazionale ,ma non solo ,c’era spazio anche per i commenti delle tante persone che seguivano e meraviglie delle meraviglie non mancavano mai le risposte di ASTROLUCA (cosi denominato dai fans),più o meno tecniche,scherzose, con diverse emoticon e complete di tutto quanto messo a disposizione dai moderni “social network” 😀
Tra questi fans ero presente pure io e devo dire che ricevere i commenti dalla ISS è stato davvero emozionante,è stato come essere a bordo e a proposito…
Tramite i collegamenti della NASA ,visibili sul Sito dedicato, ci si è potuto intrufolare nel modulo e osservare l’equipaggio(in prevalenza Parmitano),nel suo quotidiano,nelle varie attività dal momento dei lavori (esperimenti – riparazione guasti – ginnastica- tempo libero etc.,conferenze in collegamento con scuole dove gli alunni ponevano domande..)il tutto sotto il controllo Base Nasa.
Devo dire che tutto questo mi ha molto preso è stato interessante osservare come ci si muove a bordo della stazione.. si fluttua e gli oggetti galleggiano….. si usa il velcro x fare aderire le cose e a tal proposito…
Cose curiose…..Il nostro ASTROLUCA masticava chewin-gum mentre era intento ad un computer che poi ha prontamente appiccicato da qualche parte appena si è reso conto di essere in collegamento web e ciò non è passato inosservato dagli “amici” che hanno naturalmente commentato..
A me è capitato di vedere Parmitano che apriva una scatola dopo l’altra e mi è venuto spontaneo digGli che lo avevo visto curiosare..
La sua pronta risposta a breve giro è stata: -non curiosavo stavo cercando un pezzo!-
Gli ho chiesto l’autografo e nel giro di poco è arrivato..mi sono documentata è originale… firmano le foto prima di partire naturalemte vengono distribuite dal loro centro europeo di formazione
Cose strane? No solo previsti imprevisti e naturalmente in nostro AstroLuca perfettamente addestrato
e dotato di sangue freddo,aggiungo,si è trovato nella seconda uscita nell’aperto spazio celeste a dover risolvere un problemino… per colpa di un certo meccanismo mal funzionante etcc. si è ritrovato il casco che si stava riempiendo di acqua.. .quindi dietrofront toc toc (si fa x dire) al portellone e gli amici l’hanno prontamente liberato
Altra cosa che ha tenuto un po’ col fiato sospeso ma meno grave la cattura del Cignus,la capsula che portava rifornimenti ,ha mancato per colpa di un calcolino del GPS l’aggancio e qui tutti a chiedere quando sarebbe stato il prossimo tentativo,nel frattempo altri 3 astronauti sono arrivati a bordo ..e il cignus?
Ha visto il suo peluche comparire sui tavoli degli addetti NASA e poi finalmente l’aggancio sempre ad opera del maggiore Luca Parmitano, per non farci mancare niente c’è stata la chiusura dei canali informativi e uffici abbandonati a causa di mancanza fondi – garantita solo l’assistenza agli astronauti americani per fortuna l’agenzia spaziale europea salvaguardava il nostro AstroLUCA,il tutto ripristinato a breve giro .
Un’ultima cosa ,ma tante ce ne sono ,per accogliere un ulteriore gruppo di astronauti è stato necessario spostare a volo “libero” l’ultima Soyuz arrivata e naturalmente chi se non LUI ..non si è fatto mancare niente!
E’ stata una missione molto affollata nove astronauti a bordo della ISS con previsti ed imprevisti ma è stato molto bello seguirne le vicende.
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Pizzinelli Roberta
Credits Image: Pizzinelli Roberta
Annuncio ad Harvard: scoperti i primi «tremori» del Big Bang
Per la prima volta si é riusciti a catturare l’eco gravitazione del Big Bang. L’esperimento BICEP2 (Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization) é riuscito a scorgere il segnale delle onde gravitazionali nelle perturbazioni della radiazione cosmica di fondo dell’Universo. La scoperta di questa sorta di ‘ecò dei primissimi istanti di vita dell’Universo potrebbe confermare definitivamente la Teoria dell’Inflazione, che prevede un’espansione vertiginosa dell’Universo subito dopo il Big Bang, e che servirebbe a spiegare perché l’Universo é così ‘uniformé da un punto all’altro. L’annuncio é stato dato durante una conferenza stampa che si é tenuta presso l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, una delle numerose istituzioni scientifiche coinvolte nel progetto, da parte del team guidato da John Kovac, che ha presentato due manoscritti che saranno poi sottoposti alle riviste peer-reviewed.
Si tratta di una teoria che, tuttavia, finora non ha mai avuto una consistente credibilità nella comunità scientifica. «Le onde gravitazionali primordiali – spiega il fisico Hiranya Peiris, dello University College London – sono sempre state considerate come una possibile ‘pistola fumanté dell’Inflazione», perché i cosmologi pensano che solo l’Inflazione avrebbe potuto amplificare le lievissime onde gravitazionali primordiali fino a renderle strumentalmente rilevabili. Riuscire a captarle, rimuovendo i vari fenomeni di disturbo dovuti al viaggio di queste onde attraverso l’Universo e gli ammassi di galassie, a detta di molti scienziati potrebbe anche valere un Nobel. BICEP2 rappresenta la seconda generazione dell’esperimento Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization, ed é un telescopio americano operativo in Antartide che, dal punto di vista tecnico, é sensibile alla polarizzazione della radiazione cosmica di fondo a microonde, in particolare nelle bande 100 e 150 GHz.
Gli scienziati, nel nuovo studio, hanno distinto le onde gravitazionali dalle fluttuazioni di densità dell’Universo usando la polarizzazione della radiazione cosmica di fondo. In particolare, i ricercatori hanno sfruttato la diversa forza delle onde gravitazionali a differenti lunghezze d’onda. Questo studio potrebbe rivelare molti dettagli dell’Inflazione, fra cui il valore della ‘densità d’energià dell’Universo durante il periodo inflattivo, un parametro cruciale per il destino ultimo dell’Universo, dato che permette di capire se continuerà a espandersi per sempre oppure no.
Identificato il cratere d’origine di quasi tutte le meteoriti marziane
La maggior parte dei frammenti di suolo marziano giunti sulla Terra proverrebbe dal cratere Mojave, formatosi 5 milioni di anni fa su un letto di rocce antichissime. Un’ipotesi che, se confermata, metterebbe in discussione gran parte della storia geologica di Marte descritta finora.
Secondo uno studio dell’Università di Oslo (Norvegia) il 75% delle 150 meteoriti marziane cadute sulla Terra (le cosiddette “shergottiti”, dal nome della località indiana di Sherghati, dove fu scoperta la prima) sarebbero arrivate proprio a seguito di questo evento catastrofico. E forse il punto esatto di questo “scontro” è stato finalmente individuato: si tratta del cratere Mojave, un “buco” largo 55 chilometri e profondo 2,6, situato in corrispondenza dell’equatore di Marte.
Capire da dove provengano, e quanto antichi siano, i frammenti di roccia marziana attualmente in nostro possesso è fondamentale per comprendere la storia geologica di Marte, il più “terrestre” dei pianeti del Sistema Solare. Precedenti analisi sulle shergottiti avevano fatto ipotizzare che si trattasse di rocce molto giovani, cristallizzatesi tra i 150 e i 600 milioni di anni fa.
Ma per gli scienziati norvegesi questi frammenti sarebbero molto più vecchi: avrebbero la stessa età del suolo in cui è stato scavato il cratere, e cioè all’incirca 4,3 miliardi di anni. L’analisi dei raggi cosmici accumulati dalle rocce durante la loro traversata interplanetaria farebbe pensare che abbiano viaggiato per 5 milioni di anni prima di piombare sulla Terra.
La datazione dell’impatto che avrebbe dato origine al cratere Mojave – 5 milioni di anni – è stata confermata anche da una tecnica detta “conta dei crateri”, che stima l’età geologica di una porzione di suolo in base al numero di crateri grandi o piccoli presenti su essa.
La composizione chimica
Le shergottiti che appaiono geologicamente più recenti potrebbero aver subito un processo di “reset” della propria età geologica durante i processi di rottura e fusione derivanti dall’impatto, ipotizzano gli scienziati.
Ma c’è di più. Le analisi mineralogiche compiute dalla sonda Mars Express e dal Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa hanno rinvenuto nelle rocce del cratere Mojave tracce di pirosseno e olivina, due minerali comunemente presenti nelle meteoriti marziane cadute sulla Terra.
Se è vero che un indizio non fa una prova, i diversi indizi accumulati in questo studio fanno quanto meno pensare. Perché se quanto asserito dagli scienziati di Oslo fosse vero, vorrebbe dire che tra le mani abbiamo prove di un passato geologico marziano molto più remoto di quanto credessimo. Ulteriori studi occorreranno però per verificare l’attendibilità di questi dati, che non hanno incontrato il favore di diversi esponenti della comunità scientifica.
Curiosità: Sulla Luna ci sono maree terrestri?
Dopo la serata osservativa lunare di ieri, 8 Marzo, perchè non affrontare qualche curiosità? 😀
Sulla Luna ci sono maree terrestri?
La forza di gravità della Luna si manifesta sulla Terra sotto forma di maree liquide, che fanno aumentare e diminuire quotidianamente il livello della superficie dei mari (ma anche di maree “solide” che deformano lievemente la crosta terrestre). Questi fenomeni hanno degli analoghi sulla Luna, quale conseguenza dell’azione della forza di gravità della Terra su di essa.
Deformata
Sulla Luna non ci sono oceani liquidi, quindi non ci sono maree come le nostre. Però l’attrazione della gravità terrestre si manifesta per esempio nel fatto che la Luna è… deformata: le sue dimensioni, nella direzione della congiungente Terra-Luna, sono di 4 km maggiori che in quella perpendicolare. Questo leggero schiacciamento ha origini molto antiche: si venne a creare quando la Luna era ancora giovane, calda e quindi facilmente “plasmabile” dall’azione gravitazionale della Terra. Un altro effetto di marea terrestre sulla Luna riguarda il rallentamento della rotazione del nostro satellite: un tempo, la Luna non rivolgeva alla Terra sempre la stessa faccia come fa ora. È stata la gravità terrestre a rallentarne la rotazione, sincronizzandola con il suo moto orbitale attorno al nostro pianeta.